SE LA MAFIA NON ESISTE A RAGUSA

Libera - Associazioni, nomi e numeri contro le mafie
Coordinamento Provinciale Ragusa




Non possono lasciare indifferenti le parole dell’on. Lillo Speziale, Presidente Commissione Antimafia dell’Ars, in merito al livello di illegalità presente in provincia di Ragusa. Come è stato ribadito da analisi più approfondite, negli anni nei territori iblei non si è radicata la mafia che spara. A dispetto di tale particolarità storica, la provincia ha espresso tuttavia livelli di illegalità e incrostazioni mafiose non indifferenti.
E’ vero che la mafia tradizionale non ha “attecchito” in tale area così come altrove, ma essa è ben presente sotto forme mimetiche: riciclaggio, usura, ma anche racket, come recentemente si è ricordato in un convegno in memoria di Giovanni Spampinato, “giornalista ucciso a Ragusa perché scriveva troppo” su fatti illeciti frutto di intrecci fra trame nere e crimine organizzato.
Come “Libera Associazioni Nomi e Numeri contro le mafie”, coordinamento di Ragusa, siamo vicini alle persone che, pure alle nostre latitudini, vengono quotidianamente vessate nella loro attività di impresa dall’economia criminale.
Un esempio per tutti: il “pomodorino mafioso”, che dal mercato di Vittoria parte per quello di Fondi, terra di clan camorristi e di cosche della ‘ndrangheta, per poi tornare nel sud-est ibleo, come documentato dalle inchieste di Repubblica, l’Espresso, il Sole 24Ore, e come riscontrato dai recenti arresti a Vittoria della DIA di Napoli nello scorso giugno.
La tracciabilità del fenomeno mafioso si rileva dall’ufficialità delle relazioni della DNA e DDA 2008, dal rapporto di Sos Impresa e dal rapporto Ecomafie di Legambiente 2009/2010, nonché dalla Commissione Nazionale Antimafia nelle relazioni di minoranza 2006 a pag. 271, e nell’ultima relazione finale della Commissione Antimafia 2008 a pag. 50.

“Nella provincia di Ragusa la criminalità organizzata che si è andata ricostruendo ruota intorno
al mercato ortofrutticolo di Vittoria e si concentra in particolare tra i comuni di Comiso,
Vittoria e Ragusa. Nel 2008 è stata portata a termine un’operazione significativa denominata
Flash back” (rapporto Sos Impresa 2008 pag. 15)

Tutto questo a danno delle forze produttive sane, dei lavoratori che vengono taglieggiati sulle buste paga, o assoldati in nero dai caporali come nel caso dei lavoratori immigrati. In un clima generale di “emergenza democratica”, come afferma il nostro presidente don Luigi Ciotti, in cui “i complici” delle mafie, come dell’Utri, sono definiti “perseguitati” dalla magistratura, che invece fa solo il proprio dovere di ricerca della verità.
In un contesto generale in cui i mafiosi alla Mangano sono santificati come “eroi”, qualsiasi occasione per generare confusione è un punto di vantaggio concesso alle mafie, che di questo silenzio e di questa invisibilità hanno fatto una vera e propria strategia operativa.
“Se esiste meno mafia militare, oggi è aumentata la mentalità mafiosa nella società”, affermava poco tempo fa un alto magistrato della DDA di Palermo, allievo di Paolo Borsellino, dal quale abbiamo appreso che l’indifferenza genera la contiguità e quindi la complicità.
Ci auguriamo che le forze migliori delle istituzioni siano sempre attente a riconoscere e a fronteggiare le varie forme di illegalità, e delle mafie anzitutto, spesso annidate nei comitati di affari della politica, in sinergia con le cosiddette “mafie dei colletti bianchi”, le quali sicuramente non sparano, ma il cui contrasto dovrebbe essere la priorità vera dell’agenda della classe dirigente nazionale e locale di questo paese.

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